Il Brevetto

 

La tecnica dell’inchiodamento bloccato nelle fratture dell’arto inferiore è presente ormai da oltre 20 anni. I vantaggi dell’inchiodamento endomidollare sono noti. Il chiodo bloccato offre inoltre il vantaggio di evitare le rotazioni ed il telescopage.

L’ancoraggio superiore si avvale di un sistema meccanico che non presenta difficoltà ed è tutt’ora valido.

Particolare difficoltà presenta invece la localizzazione dei fori distali dell’infibulo endomidollare, per cui diverse sono state le metodiche proposte finora, senza però eliminare del tutto la tradizionale ricerca con l’amplificatore di brillanza, con conseguente esposizione alle radiazioni ionizzanti, la cui entità dipende soprattutto dalla esperienza del chirurgo e del tecnico radiologo.

La esposizione alle radiazioni ionizzanti, tra riduzione e bloccaggio, è in media rispettivamente di 70  e 80 secondi complessivamente.

La novità che proponiamo è una sonda elettromagnetica, semplice, maneggevole ed innocua, che permette di localizzare rapidamente i fori dell’infibulo endomidollare.

Il sistema elettromagnetico sfrutta il segnale emesso da una bobina ad una frequenza definita. La bobina è situata in una particolare sonda in fibra di vetro, sagomata in modo che, introdotta nel chiodo, la bobina vada a posizionarsi coassialmente con il foro ed il centro del campo elettromagnetico coincida con il centro del foro.

Tale segnale viene poi ricercato da una sonda rilevatrice che contiene 8 sensori disposti a croce su due diversi piani, in modo da leggere l’intero segnale e le variazioni di intensità.

Un particolare software elabora il segnale raccolto e in pochi centesimi di secondo lo trasmette al personal computer attraverso un sistema di filtri ed un microprocessore. Compaiono quindi sul monitor 2 segnali che indicano i 3 diversi assi (X,Y,Z) su un sistema cartesiano.

Quando i due segnali coincidono con il punto di intersezione degli assi significa che la sonda rilevatrice è puntata esattamente sul foro. Il posizionamento corretto viene segnalato sul computer da un semaforo verde.

Dopo molte prove su osso sintetico, abbiamo verificato la metodica sulla pecora e abbiamo constatato che non vi erano particolari impedenze che distorcessero il segnale emesso dalla bobina.

Abbiamo quindi trattato in uno studio policentrico 30 Pazienti: 28 con frattura di femore e 2 con frattura di tibia.

Risultati: Il risultato è stato positivo in 25 casi. In 3 si è rotta la bobina emettitrice. In 2 si è verificato un errore di calibrazione per una interferenza della massa ferrosa del BW rimasto posizionato sull’arto. Il tempo necessario per la localizzazione di ciascun foro, incisione e perforazione della corticale e bloccaggio è stato di circa 5 minuti. E’ stato effettuato un solo controllo finale con l’amplificatore di brillanza per verificare la corretta lunghezza delle viti.

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