Il Brevetto

L’uso sempre più diffuso della osteosintesi nella traumatologia e in ortopedia ha conseguentemente aumentato il numero di interventi chirurgici di rimozione dei mezzi di sintesi utilizzati.

Questo gesto chirurgico  è possibile quando  la consolidazione della frattura è definitiva e le viti e i chiodi utilizzati hanno esaurito la loro funzione, che è quella di permettere una riduzione il più possibile anatomica e quindi una migliore e più rapida guarigione.

Tuttavia non sempre  questo intervento viene attuato o  non viene attuato nei tempi auspicati dall’infortunato.

I mezzi di sintesi possono affiorare sottocute e costituire una noxa irritativa inabilitante, soprattutto alle estremità (mani e piedi) o a livello articolare (spalla-ginocchio…).

La loro rimozione, a consolidazione della frattura, più che opportuna è necessaria.

L’ Infortunato, soprattutto se addetto ad attività manuali e/o necessita di scarpe antinfortunistiche, non riesce a riprendere il lavoro se non dopo la rimozione dei mezzi di sintesi che non sono “tollerati”.

Tale intervento è talvolta indaginoso, soprattutto  se i mezzi di sintesi sono ricoperti e inglobati da tessuto osseo neoformato.  E’ necessario  utilizzare le radiazioni ionizzanti per la ricerca, con esposizione talora eccessiva ed effetti dannosi. Talora è necessaria una demolizione più o meno ampia del tessuto osseo per la localizzazione e la rimozione degli stessi.

Nel 2004-2005 abbiamo attuato 22 interventi utilizzando una sonda elettromagnetica sterilizzabile, in grado di rilevare oggetti metallici usati come mezzo di sintesi (viti, cambre, chiodi, fili…) o trattenuti nell’organismo (schegge metalliche). L’uso di questa sonda ha permesso una rapida e precisa localizzazione del mezzo metallico, permettendo una incisione mirata e quindi più limitata, con possibilità di effettuare una anestesia locale, senza fare ricorso alla ricerca con le radiazioni ionizzanti (RX), con indubbi vantaggi estetici e funzionali. Ma soprattutto ha permesso di ridurre i tempi di sala operatoria e di contenere i tempi di ricovero (normalmente in day surgery).

Abbiamo quindi potuto effettuare i 22 interventi con una corsia preferenziale, non richiedendo una particolare disponibilità di posti letto per ricovero ed essendo la durata dell’intervento particolarmente contenuta.

Abbiamo potuto ridurre i tempi di attesa per ogni intervento di 3-6 mesi, con positive ricadute sull’infortunato, sul datore di lavoro e sull’Ente. 

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